4 Nov.1918. Sono passati centotre anni dalla firma dell’Armistizio di Villa Giusti. Fine della prima guerra mondiale. “Il tricolore sventola a Trento”. “Le truppe italiane occupano Trento e Trieste. Alle 15.15 del 3 novembre i cavalleggeri del reggimento Alessandria, un reparto di arditi, gli alpini e gli artiglieri entrano a Trento”.

La controffensiva italiana contro l’esercito austro-ungarico ebbe inizio il 24 ottobre 1918 con la battaglia di Vittorio Veneto. Dopo tre giorni di lotta, le sorti dell’attacco del Regio Esercito italiano erano ancora incerte sia sul monte Grappa che sul Piave dove la prevista testa di ponte non era ancora ben salda. Ma l’ordine di contrattacco austriaco non fu attuato per il rifiuto dei reggimenti polacchi, cechi ed ungheresi a parteciparvi.

Percepito l’empasse austriaco, il generale Caviglia -prontamente- ordinò l’avanzata e l’VIII armata italiana passò il Piave a Susegana, con la cavalleria lanciata all’inseguimento degli austro-ungarici in rotta che si fermerà proprio a Vittorio Veneto, raggiunta la sera del 28 ottobre; le conseguenze di questo sfondamento obbligheranno anche la VI armata austriaca ad abbandonare il monte Grappa e a darsi alla fuga generale. 

La mattina del 3 novembre 1918 le truppe italiane dilagavano oltre le linee austriache mentre la delegazione austriaca raggiungeva Villa Giusti dove il comando italiano -di lì a poco, avrbbe concluso l’accordo con von Webenau, per la fine delle ostilità 24 ore dopo la firma del trattato. Alle 15,20 fu firmato l’armistizio a Villa Giusti, con il patto espresso che sarebbe entrato in vigore 24 ore dopo, alle 15:00. Le truppe italiane entrano a Trento e Trieste, dove innalzano il tricolore sul Castello e annunciano la fine del dominio austriaco sui territori a sud del Brennero, sancita con il trattato di pace che concluse la I Guerra Mondiale. 

 

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 Sono passati 100 anni eppure….

Vittorio Emanuele Orlando, presidente del Consiglio di allora, invio un messaggio al generale Armando Diaz, capo di stato maggiore dell’Esercito e all’ammiraglio Emilio Thaon di Ravel, comandante supremo della Marina, in occasione della liberazione di Trento e Trieste:

«Il prodigio si è compiuto. Si è compiuto come neppure le nostre più audaci speranze potevano figurarsi. Un unico giorno ha visto insieme liberati gli estremi lembi della patria invasa e il tricolore sventolare sulle due città per le quali i nostri cuori sanguinarono nella tacita attesa, fiammeggiarono nella lotta leonina. La geniale saggezza dei duci, la costanza indomita e l’ardimento eroico dei soldati e dei marinai, hanno ravvivato di nuova luce immortale la grandezza e la gloria d’Italia: essa non si spegnerà nei secoli. A tutti quanti furono alti e umili artefici di questo prodigioso si rivolge la riconoscenza infinita della Patria. Da lontano invio all’E.V. un saluto che è un grido di fede, di commozione, di esaltazione quale la parola non potrebbe mai»