“Ella e’ credenza generale fra il popolo che i ‘turbinii siansi fatti piu’ frequenti e dannosi dopo lo svegro dei monti, e la distruzione de’ boschi al monte e al piano. Essi Sostentano che una volta i turbini erano rarissimi e quasi ignoti. Io pero’ osservo che simile errata opinione correva gia’ due secoli almeno prima d’ora. Potrebbe esser questa una delle tante lagnanze che gli uomini, queruli sempre e malcontenti del presente, fanno sul presente istesso al confronto del passato. Cio’ che nuoce o non piace crediamo sempre che sia di Nuova data, ond’e’ che cosi’ crediam rovesciate del tutto le stagioni, mutato perfino l’immutabile ordine dell’universo, gli uomini d’altro impasto e cosi’ discorrendo.

Ma se vorremmo essere giusti e riflessivi (cosa che’ e’ un esiger troppo dal Comune degli Uomini), ci ricorderemmo come tali querele e disastri noi gia’ udimmo da’ Padri nostri, essi dagli avoli, questi dai Bisavoli e via dicendo, sicche’ senza incomodo si sale tre secoli o quattro indietro con lo stesso lagno e come cosa pur marcata si da colpa a questa o quella novità introdotta dall’ uomo.”
Francesco Aglietti 1757-1836, medico, letterato italiano, Accademia delle Scienze Torino.